Espropriazione

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La polizia lancia un’ azione intimidatoria contro gli abitanti del villaggio di Chanzhong, città di Haibin vicino Wenzhou (Zhejiang), “colpevoli” di protestare da anni per ottenere un equo indennizzo per le loro terre. Un testimone oculare ha riferito all’agenzia Radio Free Asia che la notte dell’11 maggio la polizia ha fatto irruzione nelle case, buttato la gente fuori dal letto e portato via molte persone. Dice che “sono state arrestate quattro o cinque persone senza alcuna accusa o prova. La polizia ha detto che sono gli agitatori”. I problemi risalgono al 2007, quando il governo di Haibin ha espropriato circa 160 mu (intorno a 11 ettari) di terra agricola a Chanzhong, per sviluppare progetti legati al vicino aeroporto. Ma non ha chiesto alcun consenso ai residenti, né li ha indennizzati. Secondo i prezzi di mercato il valore della terra era di 1,38 milioni di yuan (circa 140mila euro) ma ogni residente ha ricevuto solo 400 yuan (poco più di 40 euro). La foto riportata qui a fianco segue una vicenda analoga. Siamo nel Jiangsu in un piccolo distretto alla periferia di Changzhou città situata a 120 Km da Nanchino e 190 da Shanghai. Nella costituzione attualmente vigente in Cina, redatta nel 1982 non è espressamente affermato il principio di proprietà privata, la terra viene concessa in usufrutto o affitto per periodi più o meno lunghi dai 30 ai 70 anni. Perciò quando il governo ha di nuovo bisogno può riprendersi quello che è suo. Nel nostro caso, questi operai stanno letteralmente distruggendo delle abitazioni di campagna per costruire la futura stazione della linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare Shanghai a Pechino in sole 4 ore. Le persone che abitavano in queste case avranno ricevuto degli indennizzi adeguati?!? La realtà della Cina è questa: nonostante lo sviluppo economico sembri portare elevato benessere, le fasce più deboli della società non sembrano ricevere alcun beneficio. Le nuove politiche di apertura hanno creato un abisso tra chi è ricco e chi non lo è. Riuscirà il governo a partito unico a risolvere la situazione?!?

Cui Jian 崔健 il padre del rock cinese

Cui Jian nasce il 2 agosto 1961 a Pechino da genitori Coreani. La passione per la musica nasce in casa, infatti i genitori erano entrambi musicisti.

Inizia a suonare la tromba e nel 1981 a 20 anni entra a far parte dell’orchestra filarmonica di Pechino. In questi anni alcuni dei suoi amici iniziano ad importare illegalmente musica rock da Hong Kong, Cui inizia ad appassionarsi al genere ed a cantanti come Simon&Garfunkel e John Denver, iniziò in questo periodo a suonare la chitarra.

Nel 1984 forma il suo primo gruppo “Seven play board” con altri sei musicisti classici, le loro canzoni sentono l’influenza di gruppi come i Beatles e i Rolling stones. I loro pezzi sono spesso canzoni d’amore, performano soprattutto in hotel e bar della capitale.

Diviene famoso nel 1986 quando performa “Nothing about my name”  一无所有 yi wu suo you in un talent show. L’anno seguente lascia il suo lavoro fisso all’orchestra per dedicarsi pienamente alla sua attività di musicista, forma una nuova Band chiamata ADO, con due stranieri, un bassista Ungherese Kassai Balazs e un chitarrista del Madagascar Eddie Randriamampionona. Il suo primo vero album pubblicato nel 1986 è “Rock and Roll on the new long march”.

Cui jian accresce la sua popolarità durante le proteste studentesche di piazza Tiananmen nel 1986, quando la sua canzone “nothing about my name” diventa l’inno degli studenti in protesta. A causa delle sue numerose apparizioni nella piazza durante i presidi e la sua forte influenza sui giovani, viene additato come uno dei leader e perciò dopo la violenta repressione fu spedito nelle campagne a suonare in piccoli luoghi di provincia.

Negli anni ‘90 raggiunge la fama internazionale che lo porta a suonare in Europa ed in America, nel 2000 riceve un prestigioso premio promosso dalla corona Olandese. A partire dagli anni 2000 viene riabilitato e suonerà più volte a Pechino e Shanghai dove apre rispettivamente i concerti dei Deep Purple e dei Rolling Stones. Cui Jian rimane ad oggi uno degli artisti cinesi del XX sec. maggiormente influenti sulla scena musicale internazionale.

14 gennaio 2010

 

Ciao a tutti.

Oggi mentre uscivo per andare in centro a comprare dei biglietti del treno mi è successa una cosa particolare che vorrei raccontarvi.

Come sapete, la scuola in cui lavoro si trova in campagna, quindi prima di arrivare alla fermata dell’autobus che mi porta in centro devo passare per un viottolo tra i campi. Passo sto cazzo di viottolo per l’ennesima volta e per l’ennesima volta penso “Che schifo” arrivo alla fermata e prima di salire sull’autobus una ragazza si avvicina  e mi da un foglio tipo quei volantini che pubblicizzano case e negozi, te li trovi spesso in mano qui in Cina. Insomma prendo questo foglietto e leggo il titolo ”Vita in città” penso wow, fico, ma allora finalmente anche qui è arrivato un giornale che ti da le dritte sui locali…, bene bene penso, lo leggerò in autobus.

Ebbene quando l’ho aperto dentro ho trovato tutt’altro che dritte per locali, ho trovato delle storie di ragazze e ragazzi che vivono nella mia città, durante il tragitto ne ho letta una che mi ha commosso, ecco volevo tornare a casa e tradurvela, ma poi, come un coglione mi sono scordato il giornaletto da qualche parte. Quindi, niente storia…

Una giornata di turismo con le autorità e gli altri insegnanti stranieri

Oggi sabato 12 dicembre 2009 sono stato invitato a partecipare ad una giornata di turismo in città, insieme ad altri stranieri. L’appuntamento è per le 8,15, esco in gran fretta dopo una doccia e mi avvio verso la macchina della responsabile, dopo essere salito parto alla volta di una scuola media. Appena arrivato all’ingresso mi accorgo che ci sono moltissime macchine, e penso… oh cazzo! è un’altra di quelle giornate..

Scendiamo dalla macchina, superiamo il grande cancello che delimita l’ingresso della scuola ed entriamo. Una serie innumerevole di signorine e signorini parlando un inglese stentato ci accompagnano verso l’entrata dell’aula magna,  all’interno sono raggruppati un centinaio di stranieri. Mi siedo e conosco subito un tizio che avrà avuto 60 anni Neozelandese. a pranzo scoprirò poi che oltre ad avere una decina di figli sparsi per il mondo, è stato anche campione del mondo di rugby con gli All blacks, incredibile. Appena mi siedo una marea di ragazzini si avvicinano e iniziano a chiedermi cosa penso della Cina e della loro scuola. Mi hanno colto un po’ impreparato perché sinceramente non avevo un’idea ben precisa sulla scuola, dico a tutti che sono felice di essere li e che sono molto carini e simpatici.

Dopo un’introduzione sulla storia della scuola, che è stata fondata nel 1938, un’età così remota a sentirli… ci portano in un’altra aula magna dove assistiamo ad una rappresentazione… sul palco si alternano studenti o ex studenti che fanno delle performance di canto e ballo, al termine un gruppo di ragazzine in minigonna fa un balletto sexy per mettere tutti d’accordo. Cosa importante i ragazzini che vedo nelle scuole in queste occasioni dicono tutti di avere 16 anni. Allora, io insegno a ragazzi di 16 anni e fanno l’ultimo anno di superiori, come fanno ad avere 16 anni anche alle medie? Scommetto che se fanno un’altra rappresentazione per gli stranieri in una scuola elementare di sicuro gli alunni di quella scuola avranno 16 anni. Dopo la seconda rappresentazione andiamo nella palestra dove c’è una dimostrazione di Taijiquan, io che ormai sono un veterano.. ho imparato tutta una sequenza… mi unisco a loro. Poi è la volta della palestra dove si gioca una partita simbolica a Basket, Cina-Resto del mondo, qui conosco dei danesi.

I danesi sono  16, alti tutti 1.80, biondi, occhi azzurri e alcuni con fare da bruti, beh insegnano in un asilo, a bambini dai 3 ai 6 anni. A pranzo scoliamo tre o quattro birre in grande simpatia con un Canadese che continuava a sfottere la qualità del cibo cinese, della birra cinese e della Cina insomma, non che non approvassi, anzi aveva tutto il mio appoggio, però c’erano due cinesi al tavolo ed eravamo ospiti a pranzo, è stato molto scortese. In questa occasione ho scoperto che di 50 o più stranieri ero l’unico che parlava cinese discretamente e l’unico che conosceva la Cina dal punto di vista artistico, storico, politico, economico, e mi sono reso conto della grande differenza di impatto che sussiste tra me e loro. Loro vivono quello che vedono, assorbono i momenti ridono delle stranezze, non capendo la lingua non comunicano sostanzialmente con la popolazione, io invece vivo con loro ogni giorno ed il mio background di studi a Venezia mi porta ad avere un occhio critico su quello che vedo, rifletto e cerco di capire questa società che solamente sui libri ho studiato, analizzo i comportamenti e cerco di comprenderne il significato. Per esempio, quando ci hanno presentato la scuola media, ce l’hanno presentata come se fosse una fabbrica di cervelli, elencando tutti gli ex-studenti che sono stati ammessi nelle migliori università cinesi, inoltre tutto è sempre ricamato da fraseologia tipicamente propagandistica, un domani ancora più luminoso e il futuro radioso sono le frasi di rito. Come mi ha fatto notare la mia collega, è un merito per una piccola scuola come quella ai margini di una città di provincia avere degli ex-studenti nelle migliori Università della Cina, però la cosa che mi ha colpito è stata come si sono svolte le spiegazioni dei dirigenti e poi le successive esibizioni dei ragazzi, è lontano dall’immaginario occidentale di una visita ad una scuola. Da noi se visiti un edificio scolastico si parla di didattica e metodologie di insegnamento, si parla della struttura e dei confort che gli studenti possono trovarne all’interno si parla delle iniziative culturali che la scuola propone, e magari si c’è una rappresentazione, qui no, qui oltre alle rappresentazioni dei ragazzi ci sono i dirigenti che arrivano con i loro grafici a torta con le statistiche.. brochure con foto della scuola talmente ritoccate che non sembra nemmeno essere la stessa. A me sembra tanto che questa sorta di ideologia capitalista che hanno adottato, ma che poi capitalismo non è, sia una confusa e sfrenata imitazione degli stili di vita e delle forme di gestione occidentali senza però una reale presa di coscienza di quello che rappresentano, sembra quasi che sentano un forte senso di inferiorità che deve essere colmato,  perciò mostrano agli stranieri quanti progressi stanno facendo, quanto sono moderne le loro brochure, le loro fabbriche e le loro scuole.

Dopo pranzo ci hanno portato a visitare un’ industria che è all’avanguardia per la produzione di sistemi fotovoltaici, energia pulita, suona come una grande cosa, ma la Cina e l’area di Changzhou hanno il livello di polluzione dell’aria più alto al mondo, sempre più persone si ammalano di tumore alla pelle e molti bambini nascono con malformazioni, in aggiunta a 300 mt dalla mitica fabbrica Hi-tech che si propone leader innovativa sul mercato del solare ci sono donne che lavano i vestiti a mano in acquitrini naturali sul ciglio della strada, perché in casa non c’è acqua corrente. A me questa ipocrisia fa incazzare. Peccato che gli Americans che ho conosciuto non sembravano molto riflessivi, intanto la Cina acquista potere internazionale in termini di riserve di valuta pregiata,  visto che non li usano per eguagliare il livello di vita della popolazione. Noi europei non dobbiamo rimanere incantati dalla skyline di Shanghai e dagli edifici olimpici di Pechino, la Cina è ancora un Paese rurale in cui l’agricoltura è di sussistenza, per giunta minacciata dal sempre maggiore inquinamento,  Un paese in cui la felicità delle persone è solo un miraggio.

瞿秋白 Qu Qiubai

瞿秋白 Qu Qiubai

Passeggiando per le vie di Changzhou, ad un certo punto tra grattacieli luminosi e negozi intravedo una casa in stile antico. Incuriosito dall’abitazione mi avvicino all’ingresso e scopro che è la casa di un certo, Qu Qiubai.

quqiubaiQu Qiubai, è stato uno dei fondatori del pensiero comunista cinese ed uno dei primi dirigenti dello stesso. Discendente da una famiglia di ufficiali e governatori  di distretto dell’epoca Qing, Qu nacque il 29 Gennaio 1899, a Changzhou nella casa che sto visitando. Si dice che il padre eccellesse nella pittura e nella calligrafia e che la madre anch’essa di  buona famiglia fosse una poetessa e scrittrice. Con lo sgretolamento del sistema imperiale anche le famiglie dei governatori persero di prestigio. Il padre non essendo più in grado di provvedere alla famiglia fu inviato in una provincia dell’Ovest ad insegnare, divenuto con il tempo un assiduo consumatore di oppio. La madre nel 1915 non potendo più sopportare quella vita di debiti ed umiliazioni si tolse la vita avvelenandosi. A questo punto Qu si spostò a Wuhan nello Hebei dove frequentò dei corsi di Inglese ad iscrizione gratuita. Nel 1917 riuscì ad iscriversi al nuovo corso di studio della lingua russa promosso dal nuovo ministero degli esteri. Partecipò ai movimenti del 4 Maggio 1919, episodio che lo portò a radicalizzare il suo pensiero ed abbracciare la causa del nascente comunismo. Durante il suo periodo di studi Qu si concentrò anche sullo studio della lingua inglese e della lingua francese, nonché dei classici confuciani e di alcuni testi buddhisti. Fu invitato a partecipare alla discussione degli accademici promossa la Li Dazhao (il fondatore del partito comunista cinese) all’ Università di Pechino, discussione che gettava le basi teoriche per la fondazione del partito comunista. Terminati gli studi Qu iniziò a lavorare per un giornale di Pechino e fu inviato a Mosca come giornalista. Fu uno dei primi cinesi a riportare notizie sulla Russia post-rivoluzionaria.  Assunse un ruolo sempre più centrale in seno al neonato partito comunista fino ad assumere la carica di segretario generale di partito nel 1927. A causa delle sue tendenze Trozckyiste fu allontanato dalla dirigenza del partito l’anno successivo. Nel 1934 si trovava nella base rossa del Jiangxi alla vigilia dell’attacco dei nazionalisti, quando iniziò la ritirata  comunista che fu poi chiamata lunga marcia. Per dei problemi di salute fu costretto a non partire con l’ordine di diffondere notizie. Nel 1934 venne però catturato dal Guomindang e un anno dopo venne giustiziato.  Oggi è ricordato come eroe nazionale e come uno degli intellettuali che posero le basi ideologiche per lo sviluppo del pensiero Marxista in Cina. Fu un florido scrittore e traduttore, tradusse infatti molti classici della letteratura russa fino ad allora sconosciuti in patria. Viene ricordato anche come uno dei precursori della romanizzazione dei caratteri Cinesi.

书法 l’arte calligrafica

 

 

书法

Una delle caratteristiche più affascinanti della cultura cinese è senza dubbio il sistema grafico, ovvero la scrittura. La calligrafia ha assunto nel corso dei secoli un ruolo centrale nella pittura e nella cultura cinesi. Esistono 5 stili calligrafici diversi per tracciare i caratteri, in tutti i casi il carattere deve essere comunque tracciato con il tradizionale pennello (毛笔 maobi).

LO STILE SIGILLARE (zhuànshū 篆書)

E’ il più antico stile ancora utilizzato in calligrafia, introdotto per la prima volta durante la dinastia Qin (221 a.c 206 a.c.).  Sono ancora forme antiche molto vicine al disegno ed al pittogramma, diretti eredi delle prime forme grafiche Shang. Il loro tratto è praticamente impossibile per il profano, ogni carattere deve essere studiato singolarmente. Si possono distinguere due tipi di caratteri sigillari, Il grande sigillo ed il piccolo sigillo. Il grande sigillo è la forma più antica attualmente studiata solo in funzione di ricerca storica ed etimologica. Il piccolo sigillo è un perfezionamento del grande sigillo risalente ai Qin, assunse poi la caratteristica di essere la forma grafica usata nei sigilli, da qui il nome.         

     GRANDE SIGILLO   (大篆 dàzhuàn)     

     

     PICCOLO SIGILLO (小篆 xiǎozhuàn)

  

     LO STILE DEGLI SCRIBI ( 隸書 lìshū )

Fu introdotto anch’esso sotto la dinastia Qin da uno scriba,  Chengmiao 程邈. Lo stile presenta una semplificazione dei tratti rendendoli più rigidi e convenzionati a vincoli grafici determinati. Questo stile da alla composizione un aspetto degno, ufficiale, oltre alla calligrafia viene oggi usato per slogan e scritte pubblicitarie.

   

LO STILE REGOLARE (楷書 kǎishū )

Introdotto durante la dinastia Han nel corso del terzo secolo dell’era cristiana, è un miglioramento dello stile degli scribi, una scrittura standardizzata che raggiunge il suo apogeo sotto i 唐 Táng (618-907 dell’era cristiana). I calligrafi fissano definitivamente la struttura e la tecnica del tratto. Questa forma di scrittura rimarrà ufficiale sino alle semplificazioni del 1954 e del 1964 adottate dalla Repubblica Popolare Cinese.  È lo stile regolare quello nel quale si apprende attualmente il tratto dei caratteri e nel quale si scrive normalmente quando ci si impegna.

 

LO STILE CORRENTE ( 行書 xíngshū )

Lo stile corrente è nato sotto gli 漢 Hàn, alla fine della dinastia orientale (25-220), è una forma doppia: è rapida (i caratteri "corrono") ed abituale ("corrente"). È una "deformazione" per semplificazione del tratto del regolare. È per queste ragioni che è il più utilizzato ai giorni nostri per la scrittura manoscritta della vita quotidiana. Tuttavia non è ignorato dalla calligrafia, tutt’altro, e neanche è considerato come una forma imbastardita del regolare: in calligrafia, infatti, possiede propri vincoli distinti.

 

 

  LO STILE DELL’ERBA

Ultimo degli stili calligrafici, denominato anche "corsivo" o "scrittura folle", lo stile d’erba (草書 cǎoshū) è senza dubbio il più sorprendente. Il suo nome può essere interpretato in vari modi. Lungi dall’essere una forma stenografica nata dalla precedente, è un tipo di scrittura interamente a sé stante. Il tratto dei caratteri – i quali appaiono fortemente deformati, sembrando formati senza vincoli apparenti, sono spesso legati tra loro e si allontanano frequentemente dal quadrato virtuale. Esistono, inoltre, numerosissime varianti, secondo le epoche e i calligrafi. La lettura e la scrittura di questo stile sono quindi riservate ai calligrafi e agli specialisti eruditi.

Anhui Huangshan 安徽 黄山

China-Anhui

 

Report dall’Anhui.安徽

23/10/2009

 

La provincia di Anhui è situata nell’est della Cina, nel corso medio dello Yangtze e del fiume Huai. Insieme alle province del Jiangsu e dello Zhejiang, rappresentano l’hinterland tra le province più prospere della costa cinese, sebbene essa è tradizionalmente la più povera delle tre. L’ Anhui è la regione in cui si trova una catena montuosa famosa in Cina da almeno 1000 anni, Huangshan.  L’area è famosa per le sue bellezze paesaggistiche: vi si trovano infatti picchi granitici, i pini dello Huangshan (alberi tipici della regione dalle forme modellate dalle intemperie) e vi si possono inoltre ammirare le formazioni nuvolose dall’alto. Questi monti sono spesso stati usati come sfondo per dipinti e storie della letteratura cinese. Nel 1990 sono stati inseriti nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dall’UNESCO. Poiché le vette dei monti si trovano spesso al di sopra delle nuvole, da qui si possono ammirare interessanti effetti ottici: il cosiddetto "mare di nuvole" (in cinese 雲海, Yun Hai) e la “luce del buddha” (in cinese 佛光, Fo Guang), la cui presenza attrae numerosi turisti. In media, la "luce di Buddha" è visibile solo un paio di volte al mese. (Wiki) Il viaggio come al solito è organizzato con un gruppo cinese. La partenza è venerdì 23 alle 6:00 a.m. con un pullman. Dopo sei ore di viaggio arriviamo nel paese di Huangshan. Come al solito pranziamo in un ristorante convenzionato, iniziamo a fare conoscenza con i nostri compagni di viaggio. Ormai sappiamo come comportarci con loro e tutto si svolge in maniera molto cordiale. Nel pomeriggio saliamo con la funivia in alta quota dove dopo una camminata di mezz’ora arriviamo all’albergo. Il paesaggio è magico, la vegetazione lussuriosa, rossi intensi, verdi smeraldo e giallo ocra, sono i colori predominanti. Nella montagna sono state scavate rampe di scale che tracciano dei sentieri, alcuni portano alle vette dove si ammira il panorama, altri portano alle zone di ristoro. La nostra sistemazione: due stanze, una per le donne e una per gli uomini. Le camere sono da 7 e l’ igiene non è prevista nel pacchetto. A noi va bene così. dopo una passeggiata lungo il crinale ovest, verso le 5 torniamo in albergo, dove ceniamo. Ci corichiamo presto, poiché la sveglia è per le 3.30.  La notte non è delle migliori, e nemmeno il risveglio. Alle 4.30 siamo pronti a partire, camminiamo al buio sul crinale per circa un’ora fino ad una delle vette da cui si può ammirare la luce del buddha. Lo spot è già stracolmo di turisti, con fatica trovo una posizione favorevole e inizio l’attesa. Il cielo si schiarisce sempre di più, iniziamo a vedere la forme delle montagne, un momento dopo anche il mare di nuvole, è stupendo. Con il primo chiarore del mattino anche le facce di chi mi sta intorno diventano più nitide e distinguo vicino a me un gruppo di monaci Tibetani. Alle 6.12 si mostra l’occhio, l’eccitazione è alle stelle, uno spettacolo meraviglioso. rimango fermo e contemplo l’alba come non l’avevo mai vista prima. I monaci iniziano a cantare e i primi raggi mi arrivano agli occhi, è giorno. La magia è finita, durata solo qualche manciata di minuti, ma ora sono pronto ad affrontare un’ altro mese di lavoro. Scendiamo dalla montagna, questa volta a piedi, la discesa dura 3 ore, dobbiamo arrivare da 1800 mt a 0,  tutto ciò scendendo delle rampe di scale scavate nella roccia, lunghissime, la più lunga scalinata che abbia mai percorso. La discesa è altrettanto spettacolare, passiamo dalle vette in cui la vegetazione è composta dai caratteristici pini, alla valle in cui la vegetazione è sub-tropicale, alberi di bambù kenzie. Scesi dalla montagna saliamo in autobus e andiamo a pranzo. Poi ci portano a fare shopping, i prodotti locali dell’ Anhui. Il primo prodotto tipico è il tè, si entra in una sala rettangolare ai culi lati sono disposti dei sedili in legno e di fronte dei tavolini, al centro della sala tre sacchi stracolmi di tè, quindi dopo esserci accomodati ci viene offerta una degustazione. Il secondo prodotto tipico è stato sicuramente il più esotico. Un massaggio alle gambe con una soluzione estratta dal veleno di un serpente che vive nella regione. Per dimostrare a tutti l’efficacia del prodotto il venditore con fare spavaldo, prende un serpente vivo e ne spreme il veleno in un bicchiere di grappa. Poi versa il bicchiere in tanti bicchierini e ce li offre. Dopo essermi scolato la grappa ed il veleno di serpente, bello carico esco dal locale e risalgo in pullman, destinazione Hongcun  uno dei paesi più caratteristici dell’ Anhui. Il villaggio è di notevole rilevanza turistica grazie all’architettura e alle sculture che ornano le circa 150 abitazioni risalenti alle dinastie Ming e Qing. Nel 2000 il villaggio di Hongcun è stato inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, insieme all’altro villaggio di Xidi. Qui venne anche girato il film la Tigre e il Dragone, fatto che ha causato un aumento esponenziale del turismo. Il villaggio è straordinario vi lascio la visione delle foto. Dopo questa visita torniamo nella città di Huangshan, ceniamo e poi usciamo per fare una vasca nella strada ricostruita in stile antico, con i balconi in legno e gli intagli tipici delle epoche Ming e Qing, molto suggestiva. L’indomani visitiamo un nuovo paese, famoso questa volta per gli archi commemorativi che furono eretti nella campagna adiacente da un ricco proprietario terriero. Gli archi commemorativi sono una peculiarità della tradizione cinese, se ne trovano in ogni città, sono l’equivalente degli archi di trionfo romani. E’ interessante osservare come le nostre due culture pur non essendo mai entrate in contatto nell’antichità abbiamo sviluppato una simbologia monumentale per certi versi simile. Terminata la visita al paesino degli archi, percorriamo in bus un tratto di strada sterrata con molte buche, la sensazione non è stata delle migliori, ma al nostro arrivo abbiamo la sorpresa. Gita in barca sul fiume Huai e due tappe in piccoli paesi caratteristici del lungo fiume. Saliamo su una barca turistica in stile pagoda e partiamo, il fiume è molto largo avrà un diametro di un centinaio di metri, ai lati le montagne dell’ Anhui. Il verde lussureggiante della vegetazione e le coltivazioni di foglie da tè sui fianchi, ogni tanto dei caseggiati, in acqua oltre la nostra barca ci sono anche quelle dei pescatori. I villaggi sono ancora abitati, qui il tempo sembra essersi fermato. Al centro di uno dei due c’è un albero vecchio più di mille anni, il tronco immenso si divide in due braccia che coprono il cielo. Dopo la visita dei due villaggi la barca volge verso la terraferma, pranziamo e ritorniamo a Changzhou. Il nostro viaggio è di nuovo finito.

Shaanxi 陕西

 

File:China-Shaanxi.png

Report dallo Shaanxi.  2/10/2009

La provincia dello Shaanxi è una provincia nord-occidentale dell’ RPC e comprende parti dell’ altopiano Loess, lungo il corso intermedio del Fiume giallo e la catena montuosa meridionale Qinling.  La provincia dello Shaanxi e la città di Xi’an antica Chang’an “Pace eterna” sono considerate due delle culle originarie della civilizzazione cinese. In circa 1100 anni, tredici dinastie feudali stabilirono le loro capitali nel territorio della provincia. Lo Shaanxi è anche il punto di partenza della Via della seta che conduce in Europa, Arabia e Africa. (wiki.) Il PIL pro-capite della provincia è attestato sui 6.500 Yuan Renminbi annui (circa 650e). La cifra rispecchia le condizioni di estrema povertà in cui verte la popolazione. Intraprendiamo un viaggio di una settimana nella provincia, da Xi’an a Lintong, fino Hua shan una delle 5 montagne sacre. Spostamenti in pullman, viaggio organizzato, guida e compagni di viaggio Cinesi, unici occidentali io e la mia collega. Partiamo da Changzhou con un Van, un mianbaoche per chi conosce un po’ la Cina,  fino all’ aeroporto di Nanchino. Volo interno Shanghai Airlines, aereo nuovo di zecca e servizio impeccabile, dopo due ore siamo già a Xi’an. Saliamo sull’autobus che ci porterà attraverso lo shaanxi per una settimana e ci dirigiamo all’hotel. Lungo il tragitto attraversiamo la città di notte, l’antica Chang’an, un tempo il centro politico e culturale dell’impero più vasto al mondo. Ancora ci sono le spettacolari mura, risalenti all’epoca Ming 明代 (1368-1644d.c.). Anche i nuovi palazzi sono ricostruiti con un tocco di stile tradizionale, ciò dona carattere alla città. Arrivati all’ingresso dell’hotel il posto sembra molto chic, entrati nelle camere ci accorgiamo che era solo un’illusione. L’indomani partiamo subito alla volta di Lintong dove ci aspetta la tappa d’obbligo, le statue di terracotta. Lintong è a circa un’ora da Xi’an, uscendo dalla città percorriamo un tratto di autostrada, il paesaggio è molto arido, qua e la ci sono dei caseggiati incompiuti con le mura in mattoni forati. I contadini sono al lavoro nei campi. La terra è lavorata a mano, piccoli appezzamenti per soddisfare il fabbisogno quotidiano, per lo più coltivazioni di cereali e melograni, un’ agricoltura di sussistenza. Arrivati a destinazione andiamo a visitare un sito molto famoso, le terme dell’imperatore Tang Xuanzong e della sua concubina favorita Yang Guifei. Secondo la tradizione Yang Guifei fu una delle 4 donne più belle della Cina Antica. Il sito è stato quasi interamente ricostruito, quello che rimane delle terme sono solo due vasche, quella dell’imperatore e quella della sua concubina. All’ingresso vedo per la prima volta le venditrici di melograni, simpatiche signore che mi accompagneranno per tutta la settimana. Queste anziane signore si avvicinano con insistenza cercando di vendere i loro melograni a dei prezzi esorbitanti. Dopo pranzo ci spostiamo e andiamo verso il sito più famoso, quello delle statue di terracotta. L’esercito è posto a protezione della tomba di Quishihuang colui che unificò nel 221a.c. per la prima volta il territorio cinese e la scrittura sotto l’egida del piccolo sigillo. Fu anche colui che istituì la struttura dello stato, struttura che si è perpetuata per quasi 1200 anni fino al 1911. E’ stato costruito un parco attorno agli hangar dove si trova l’esercito. Dopo 5 minuti di camminata entriamo in una piazza in cui ci sono 3 entrate principali, il museo con resoconto del ritrovamento e le due sale principali in cui si trova l’esercito. Entriamo nell’hangar principale ed eccoli la, i famosissimi soldati, arcieri e cavalieri, che tante volte ho visto in televisione, purtroppo i visitatori sono numerosissimi perciò la visita è stata veloce. Usciti dall’hangar delle statue andiamo a fare shopping, il viaggio organizzato cinese prevede sempre dello shopping per i prodotti locali più famosi. Saliamo in autobus e arriviamo fino ad uno spiazzo che ha l’aria di essere un ristorante. All’ingresso dell’edificio ci aspettano delle signorine in divisa militare. Una signorina ci accoglie dentro l’edificio ed inizia una dettagliata descrizione delle funzioni e capacità distruttive delle armi che vengono prodotte dallo stabilimento, comincio a guardarmi intorno, entrando dall’atrio sulla destra c’è una bacheca appoggiata al muro, all’interno una serie di proiettili di varie dimensioni, fino a 50cm, dei fucili e quant’altro. Ancora più a destra si accede ad un’altra stanza al cui centro c’è un carro armato. La signorina in divisa militare inizia ad elogiare la fattura del cingolato e la potenza di fuoco, è molto fiera di annunciare che lo stesso modello è stato utilizzato per la parata di piazza Tiananmen il 1° Ottobre. Attraversiamo la sala, saliamo delle scale e arriviamo al secondo piano. Qui c’è un lungo corridoio, sulla destra delle stanze tutte uguali, sulla sinistra appese alla parete delle fotografie che alternano soldati in azioni di guerra a immagini di verdura nel tagliere con coltello abbinato. A questo punto smetto di pensare e mi lascio solamente condurre in una delle stanze tutte uguali. Dopo esserci seduti la signorina in divisa militare prende la parola, sulla cattedra alla sua sinistra un proiettile di bazooka, al centro un tagliere, alla sua destra delle verdure. Inizia con una lunghissima descrizione delle qualità delle lame dei coltelli, mostrando di volta in volta come tagliano bene le verdure, a volte esagera e se la prende anche con il tagliere di legno. Finita la dimostrazione muoviamo verso Hua Shan ancora un’ora da Lintong. Hua shan è la montagna dell’ovest, una delle cinque montagne sacre Taoiste. Le altre sono: est- Tai Shan sud Nan Heng Shan nord Bei Heng Shan.  Le cinque montagne sacre sono in corrispondenza dei segni cardinali, antica geomantica cinese. Pernottiamo la notte ai piedi di Hua Shan ed il mattino di buon’ora partiamo per la scalata, purtroppo il periodo non è dei migliori infatti la settimana di Festa nazionale e anche la settimana in cui le persone viaggiano di più, quindi ci troviamo sommersi di turisti. Saliamo con una funivia fino alla vetta intorno ai 1500mt, di li si inerpicano una serie di scalinate scavate nella roccia che conducono a dei templi, a volte le scalinate sono ripidissime e le protezioni quasi inesistenti, sotto, degli strapiombi mozzafiato. La vegetazione è scarsa ma i templi e le montagne donano al paesaggio un che di magico. Alle 12.30 scendiamo dalla montagna ed andiamo a pranzo. Subito dopo pranzo si riparte per Xi’an. Arrivati in città verso le 17 e ci riposiamo un po’, la serata è libera. La guida ci da qualche dritta e ci consiglia la via caratteristica di Xi’an Huiminjie. Prediamo un taxi e contattiamo una ragazza che abbiamo conosciuto in aereo, ci vediamo con lei in centro e poi via in Huiminjie, la via musulmana, cibo e carni cucinate in strada mercatini coloratissimi con merci esotiche e quant’altro, ceniamo in un ristorante molto alla buona e poi passeggiamo per la città di notte. Infine andiamo in una zona in cui ci sono dei bar per occidentali. Ricordo che nella cultura cinese non esiste il bar come luogo di aggregazione. Lasciamo la nostra amica Nicole che molto gentilmente ci ha riaccompagnato in albergo e ci corichiamo. L’indomani di buon’ora inizia la super visita della Xi’an di giorno, le mura Ming, spettacolare costruzione che ricopre l’intero centro città, a pianta quadrata. Poi visita alla pagoda dell’oca selvaggia unica pagoda di epoca Tang ad essere arrivata fino ad oggi, infine, il museo di storia dello Shaanxi, ricco di reperti interessanti e degli immancabili tripodi shang. La visita si appresta al termine, nel tardo pomeriggio la guida ci accompagna in stazione dove ci saluta, all’entrata ci mischiamo ad un umanità di persone in attesa della partenza, conosco gente che proviene da ogni angolo della Cina, tutti in visita dell’antica capitale. Saliti sul treno ci aspettano altre 13 ore e poi di nuovo, Changzhou.

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Il Mercatino di Changzhou

Ieri dopo aver finito le lezioni del mattino come al solito sono andato a pranzo in mensa. 
Il cibo non è più così strano come i primi giorni, con il tempo ci si abitua. Dopo pranzo prendo la mia bici e mi incammino verso xiaoxinqiao dove prendo l’autobus. La strada che devo fare dalla scuola alla fermata è un tratto di sterrato che passa per dei campi e dei piccoli laghi artificiali dove si vedono le donne lavare ancora a mano i vestiti. Spesso c’è il sole in autunno, alcuni bambini giocano in terra, non portano il pannolone, hanno solo un buco nei pantaloni che gli lascia scoperto il sedere. Dopo aver attraversato la viuzza dei laghetti e degli odori, arrivo nella strada principale del piccolo paese, ci sono delle case a ridosso della strada e della gente che attraversa confusamente. Parcheggio la bici nel mio posticino segreto, faccio cento metri  e prendo il bus. La scuola è a circa 40 minuti dal centro e ad un certo punto devo cambiare linea. Finalmente arrivo a destinazione, il centro, una marea di gente che cammina a destra e sinistra shopping hall ovunque, palazzi con mega schermi che proiettano immagini, negozi di cellulari e ristoranti la fanno da padrone. I centri commerciali sono quasi sprovvisti di merci occidentali, si possono trovare solo le grandi marche, il resto sono tutte marche cinesi. Esco dalla cosiddetta zona rossa dello shopping selvaggio, attraverso la strada e mi incammino verso il quartiere che in questo momento mi incuriosisce di più. E’ un quartiere in cui si vendono oggetti tradizionali come la giada e le pietre ornamentali, ogni giorno c’è un mercatino pieno di oggetti ricordo del passato, libretti rossi e monete antiche, mi aggiro per questi negozietti e teli stesi a terra alla ricerca di qualche pezzo originale.